Passare dall’innovazione tradizionale basata su una cultura autarchica dei processi innovativi a una cultura della condivisione è stato un obbligo per gli attori economici e sociali laddove la globalizzazione ha comportato una maggiore “contaminazione” della creatività di ciascuno da parte di “ciascun altro”.
Si badi all’estensione del concetto agli “attori sociali” e non solo economici perché è nel complesso delle relazioni sociali che si può generare l’innovazione.
Cosa è l’Open Innovation
E’, nella comune accezione, l’utilizzo da parte di chi vuole e sa innovare delle innovazioni apportate da altri alle quali contribuire con ulteriori evoluzioni creando così una filiera integrata dell’innovazione.
La tendenza è quella di puntare su un modello di business che sappia utilizzare e valorizzare al meglio le innovazioni che il mercato e la società in generale offre trasferendole all'interno del proprio modello di business.
Sulla base della mia personale esperienza sino ad oggi maturata e di una percezione che via via sta consolidandosi in me, comincerei a definire questo processo di integrazione innovativa come "shared innovation".
I motivi che mi inducono a volerla definire tale è prevalentemente il desiderio che ci sia un’evoluzione ulteriore nella cooperazione fra gli attori economici e sociali e una sempre più ampia contaminazione/integrazione dei “saperi”.
Infatti, se ci fermiamo all’attuale interpretazione di open innovation non possiamo omettere di ricordare i limiti di natura sia economica che psicologica che l’attuale modello collaborativo reca comunque con sé:
Se, invece, cominciamo a “volerla definire” shared innovation, cambia l’approccio mentale; al processo integrato dell’innovazione laddove l’elemento “egoistico” della titolarità lascia il posto a un obiettivo più elevato da raggiungere: il beneficio per la comunità.
Affinché, naturalmente, questa mia affermazione non sia solo una petizione di principio è fondamentale definire le regole giuridiche ed economiche del processo collaborativo sul quale mi riservo di ritornare con un prossimo articolo.
L’expertise di Cross Hub
Il ruolo che in questo particolare ambito Cross Hub sta sperimentando è quello di matching fra i progetti delle imprese clienti o anche le potenzialità inespresse delle imprese clienti e le soluzioni innovative sviluppate o in corso di sviluppo presso le Università, Centri di Ricerca e Start up innovative con cui la stessa Cross Hub intrattiene relazioni collaborative.
Una volta individuati i partner della neo-collaborazione, Cross hub affianca il team neocostituito nella definizione del business plan e piano operativo, del timing di realizzazione del nuovo progetto, nella ricerca delle fonti di finanziamento necessario e nella stesura del piano di marketing per il posizionamento sul mercato del prodotto o servizio.
E’ inevitabile che per il successo di un progetto di Open Innovation ci sia un’ampia disponibilità all’integrazione e al trasferimento delle conoscenze di ciascuno a ciascun altro nell’ambito del team di progetto.
L’esperienza e la seniority dei Manager di Cross Hub consente a quest’ultima di far superare agli attori coinvolti agevolmente le ritrosie e le resistenze che, naturalmente, possono nascere nelle situazioni oggetto del presente articolo.
La figura dell’Innovation Manager ben si adatta a queste neo-realtà progettuali laddove all’innovazione tecnica del prodotto , del processo o del servizio si affianchi la creazione di una nuova cultura partecipativa e collaborativa per rendere concretamente l’innovazione una Shared Innovation come più sopra definita.
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