Vincenzo: Incubatore SEI è un progetto per la promozione dell'imprenditorialità e dello sviluppo delle aree interne che si occupa di promuovere l’autoimprenditorialità e la formazione dei giovani talenti del territorio.
Attraverso i nostri spazi di aggregazione seguiamo i giovani, investiamo nei loro progetti, e soprattutto sosteniamo le loro idee per far sì che nascano, crescano e si sviluppino sui loro stessi territori di appartenenza.
Crediamo che ci sia la necessità di accrescere la competitività delle realtà che abitano questi luoghi partendo dalle sinergie e in generale da tutto ciò che accresce un networking sistemico. All’interno di questi processi parlare di innovazione e più specificatamente di open innovation diventa fondamentale.
Vincenzo: Essendo nati da poco più di un anno, per il nostro team, è stata la prima volta allo Smau di Milano, ed è stata un’esperienza molto costruttiva da diversi punti di vista.
E’ stata l’opportunità di conoscere realtà campane molto valide, soprattutto quelli che potremmo considerare “competitor”, ma a cui guardiamo come partner che comunicano il nostro stesso messaggio. Tutti coloro i quali parlano e stimolano i territori all’autoimprenditorialità e alla creazione di impresa contribuiscono ad accrescere il nostro target di riferimento, ad oggi, se dovessimo fare un’analisi delle criticità, sicuramente non possiamo dire di avere un problema di domanda, ma al massimo di offerta.
Chiaramente Smau Milano ci ha dato l’opportunità di presentarci al panorama nazionale che è di nostro interesse e che, come detto, è rivolto alle aree interne di tutta Italia. Eventi del genere permettono di conoscere con facilità realtà ben più strutturate con le quali ci auguriamo di organizzare delle attività insieme. L’innovazione non è solo un concetto legato al tempo, ma anche allo spazio, e talvolta la semplice replica di progettazioni vincenti realizzate in altri contesti può essere di per se un’innovazione.
Vincenzo: La call che abbiamo lanciato sul finire del 2020 ha raccolto oltre 50 candidature, senza limitazioni al tipo di settore. Il nostro scopo era comprendere le energie imprenditoriali dei nostri territori e aiutare le migliori 20 idee a svilupparsi con l’aiuto di mentor qualificati.
La formazione è sicuramente una parte essenziale del percorso, ma il network e le opportunità di fare sinergia che offrono i percorsi di incubazione rappresentano un plus di enorme valore (centri di ricerca, università, investitori, PMI). Questo sistema, se ben organizzato, permette alle startup di crescere e farlo rapidamente.
Vincenzo: Il nostro osservatorio è diverso da ciò che i trend nazionali descrivono. Quello che sta accadendo in generale in Italia è una crescita di alcuni investimenti in settori quali il fintech e Insuretech, e hi-tech in generale. Noi invece ci troviamo ad accelerare startup che lavorano nell’ambito della valorizzazione dei territori (sia essi beni, servizi o prodotti).
Gli elementi che accomunano la maggior parte delle idee imprenditoriali sono sicuramente il voler inserire un controllo della sostenibilità sia essa come misura dell’impatto ambientale e sia più in generale come misura dell’impatto sulle persone che vivono il territorio. Tali tematiche si rivolgono sicuramente a quella categoria di investitori che per volumi non rappresentano un valore significativo, ma molto spesso sono essenziali per la sostenibilità finanziaria iniziale delle startup, e stiamo parlando delle famose tre F (Family, friend and folls).
Tutto ciò che contribuisce ad apportare in un’impresa o in una startup competenze, organizzazione e professionalità è fondamentale, ma le ragioni dell’importanza di tali figure per le PMI e per le startup non sono le stesse.
La startup ha bisogno molto spesso di figure con esperienza, che creino i processi e aprano dei canali. Le Pmi, invece, oberate dalla gestione ordinaria, hanno bisogno di chi possa giudicare l’azienda mantenendo un punto di vista esterno e li possa guidare in quei processi di cambiamento o di ottimizzazione essenziali nel contesto competitivo nel quale operiamo.
Pensare di poter far interagire startup e PMI, con la “mediazione” di questi professionisti, in modo sistemico, potrebbe portare grandi benefici per tutti gli attori coinvolti.
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