Il mondo ha accettato e sta correndo sulle ali del digital. Anche nella terminologia comune digital è segno di nuovo e di progresso.
Ma quante volte nella modernità del digital riscontriamo il disagio di chi deve acquisire tecniche ed abilità nuove che spesso non sono intuitive? Quanto spesso il digital ci trasmette il senso di inadeguatezza e di disagio di chi non sa dove dirigere il mouse, di chi non capisce il senso di un’istruzione o di un pop up scritto male?
Il fascino vintage del mondo analogico è, a volte, irresistibile. Ma chi farebbe a meno di Internet, dei portali di accesso alle banche digitali, chi lascerebbe a casa il “telefonino”, chi farebbe a meno del navigatore? Nessuno, è ovvio.
Eppure, la strada del digitale risulta antipatica e difficile perlomeno per coloro che hanno vissuto il passaggio dall’analogico al digitale.
I “digital native” non hanno problemi, i “pre-digital” si. Quello che è “intuitivo” per i più giovani non lo è per i più maturi.
Dov’è il baco? Perché c’è un confine impercettibile eppure divisivo?
Il Digital ha prodotto una capillare diffusione degli strumenti informatici. Quante sono al mondo le interfacce utenti?Quanti eserciti di users adoperano i portali ed i prodotti digitali? Con quanti display e touch screen “litighiamo” in metro o in banca?
Come tutti i prodotti, anche il digitale sconta al momento della consegna all’utente finale, tutte le mancanze che hanno afflitto la sua elaborazione nel corso delle fasi disviluppo.
Certo, tante volte arrivano all’utente finale prodotti scadenti anche nella loro costituzione tecnica.
Ma il prodotto è buono, è “user friendly”, quando insieme alla buona struttura tecnica è stato accompagnato nel suo sviluppo da qualcosa in più che non sia l’arida “competenza tecnica”.
Quell’App si distingue ed è migliore dell’altra perché in una schermata ti fa capire tutte le informazioni che cerchi.
Ed allora? Allora è chiaro che “digital” non può essere solo “technical”!
Tutto ciò è raggiungibile se lungo il processo di sviluppo i tecnici “hanno” ed “hanno saputo esprimere” le proprie competenze trasversali. Le “soft skills” orientano le scelte, mettono il cliente al centro del progetto di sviluppo del prodotto, prevedono le sue incertezze, guidano le sue azioni, rassicurano le sue percezioni.
Quante volte ci sembra evidente al “primo click” che, nel suo sviluppo, un prodotto informatico sia stato semplicemente adagiato sugli stessi passi del processo cartaceo che ha l’ambizione di sostituire? Quante volte non si fa altro che trasferire sul digitale lo stesso tanfo di burocrazia dei modelli cartacei?
Le soft skill applicate allo sviluppo del digitale fanno la differenza tra prodotti appena tollerati e prodotti attraenti, user friendly, consigliati, rivoluzionari.
Le soft skill producono valore, facilitano l’utilizzo e la diffusione dei buoni prodotti digitali: il loro contributo si riconosce subito quando un “click” ti facilita la vita e, d’un tratto … ti si illuminano gli occhi.
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